Roger Freitas
Portrait of a Castrato: Politics, Patronage,
and Music in the Life of Atto Melani
Original Texts of Translations
Chapter 6, “Atto Melani and the Cantata”
(For full citations of letters, see Appendix A [if a letter by Atto] or Appendix B [if not] in the published volume; for citations of other primary and secondary sources, see the Works Cited.)
5 |
Mioli, “Per uno studio,” 66: “il quasi sempre imperante idealismo
crociano . . . ha ostacolato una lettura completa e ha provocato una generale
insensibilità nei confronti d’un genere tanto compromesso con il suo tempo
quale la cantata da camera.” |
11 |
Ambros, Geschichte, 4:189-90: “herkömmliche
Liebesjammer in Phrasen voll falschen tragischen Pathos oder in witzigen
Concetti mit getreuer Wiederholung der in der italienischen Poesie seit
Jahrhunderten stereotyp gewordenen Redensarten, ganz zierlich gereimt, ganz
artig ausgedrückt, aber auch von unaussprechlicher Langweiligkeit. Ob der Liebende jammert, weil er von der
Geliebten scheiden muß oder weil sie ihm unerbittlich bleibt--es kommen immer
dieselben wohltönenden Apostrophen an den unerhört schönen und unerhört
grausamen Gegenstand der Herzensflammen, immer dieselben Ausrufungen und edel
stylisierten Schmerzensschreie, immer das ‘io moro’ oder ‘moriro’ als letztes
Mittel gegen die endlose Pein--der stets gleiche Ausdruck der Leidenschaft,
an deren Wahrheit niemand glaubt und der im Namen des Liebenden sprechende
Dichter am allerwenigsten.” |
13 |
Bianconi, “Il Cinquecento,” 354-55: “Il testo, assai più che nella poesia
per musica del secolo precedente, è anzitutto mero pretesto ad un’invenzione
musicale. . . . Genere poetico
ingegnoso ma consapevolmente futile, genere musicale élitario e di pronto uso
. . . la cantata da camera seicentesca nel profilo storico dei rapporti tra
musica e poesia in Italia importa soprattutto come testimonianza del
consumo—per non dir consunzione—d’un linguaggio poetico scaltrito e però volgarizzato,
rotto ad ogni bravura e però ghiribizzoso e capriccioso, che l’estro musicale
riscatta nel fascino breve d’una voce maliziosa e maliarda.” |
18 |
Folena, L’italiano, 263: “almeno dal punto di vista dei testi
letterari sono generalmente poco informate, e dànno talora l’impressione di
sondaggi nell’oceano fatti col classico cucchiaino di caffè.” |
19 |
Elwert, La poesia lirica, 3-4: “La
poesia barocca non è sentimentale e soggetiva, bensì oggettiva; non è di
tutto confessione ed espressione di esperienze personali e vissute, ma ha
invece in primo luogo una funzione sociale, vuole essere di apparato,
rappresentativa.” |
20 |
Ibid., 20: “Se il Petrarca mirava a condurre il lettore a sospirare con
lui e il poeta romantico tende a sconvolgerlo con orrori metafisici, il poeta
barocco si propone de fargli venire un sorriso sulle labbra, sorriso dovuto
al piacere squisito che un pensiero arguto o un motto indovinato sanno
suscitare.” |
22 |
Tesauro, Il cannocchiale, 179,
quoted in Elwert, La poesia lirica,
56: “essendo la metafora il più ingegnoso e acuto, il più pellegrino e
mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto
dell’umano intelletto.” |
23 |
Elwert, La poesia lirica, 27: “Il
virtuosismo della descrizione fa parte del contenuto stesso.” |
31 |
Ibid., 111: “Mentre nel Marino e nei marinisti il lato acustico della
parola assurge a valore indipendente per divenire pura sonorità e perfino
onomatopea, mero gioco sonoro, nella canzonetta melica la parola non fa che
sostenere la melodia ed è completamente sottomessa al principio ritmico.” |
39 |
Canonica, introduction to Raccolta di cantate, xxvii: “Una così
massiccia presenza del Petrarca si iscrive in un ambiente letterario e
culturale di rinnovamento del linguaggio poetico in funzione ‘anti-barocca,’
che troverà la sua espressione più completa nella produzione degli accademici
dell’Arcadia e che, per l’Italia del nord, è stato definito come ‘prearcadia
settentrionale.’” |
40 |
Accorsi, introduction to Scherzi e favole, lxxxviii: “La
polimetria, tipicamente seicentesca, e tipicamente per musica . . . è una
componente della poetica barocca, del desiderio del nuovo, dell’inatteso, del
sorprendente, di un’idea di ritmo e di musica meno come regolarità e conferma
di attese che come ingegnosità, spirito, bizzarria.” |
41 |
Folena, L’italiano in Europa, 262: “[la cantata] è un genere
minore, un mircrogenere, ma ha pur avuto sotto la tutela della musica una sua
consistenza e importanza storica e anche, se pur raramente, un significato
poetico autonomo.” |
43 |
Calcaterra, “La melica italiana,” 107: “Qual è il mondo poetico di questo
copiosissima lirica [la melica], che fu la più viva del Seicento, cioè la più
amata e la più goduta?” |
47 |
Accorsi, introduction to Scherzi e favole, lxxxix: “segnale di
ribellione, di irregolarità, ricerca di meraviglia . . . rifiuto delle forme
tradizionali.” |
68 |
Rosa, “La musica,” lines 349-51: “Prencipi, il canto è da voi tanto amato
/ Che non vi vola il sonno al supercilio / Se da quello non v’ è pria
lusingato.” |
73 |
Atto to Mattias, from Rome, 8 January 1656: “Si fanno dui sere della
settimana Accademie di Voci et Istromenti avanti S.M.” |
84 |
Crescimbeni, Commentarj,
299-300, as quoted and translated in Holzer, “Music and Poetry,” 229: “Questa sorta di Poesia è invenzione
del secolo XVII. percioche nell’antecedente per la musica servivano i
madrigali, e gli altri regolati componimenti.” |
85 |
Schmitz, Geschichte, 20-21: “Bearbeitete
Madrigale waren es, die dem seit der Renaissancezeit üblichen häuslichen und
virtuosen Musizieren zunächst den Stoff boten. Nunmehr, mit dem Beginn des 17.
Jahrhunderts, trat die lyrische Monodie an die Stelle dieser Bearbeitungen
und gab dem solistischen Musizieren neue Grundlagen. . . . Die Kammerkantate
tritt also nunmehr an die Stelle des mehrstimmigen Madrigals.” |
87 |
Atto to Mattias, from Rome, 3 July 1655: “Si doveva far molte ritrovate e
Conversationi.” |
88 |
Atto to Mattias, from Rome, 10 May 1655: “Io mi ritrovo giornalmente in
bellissime conversationi di Cardinali, prelati, virtuosi, e virtuose, et ho
occasione di sentire i megliori, e megliore Dame che cantino che non mi puol’
servire se non per apprendere qualche cosa havendo ciascheduno qualche
qualità considerabile in suo genere.” |
89 |
Atto to Duchess Christine Marie of Savoy, from La Fère, 20 July 1657: “Mi
son fatto mandare da Firenze quelle parole del gioco Cocconetto, che mai non
seppi dire a V.A.R. nel tempo che hebbi l’honore di servirla a Moncale, onde
qui congionte le invio all’A.R.V. con due altre canzonette che ho fatto qua.” |
93 |
Pelous, Amour précieux,
46: “Dans l’univers tendre il n’y a pas d’amants heureux: sitôt qu’ils se
sont engagés dans l’aventure amoureuse les persécutions commencent.” |
94 |
Ibid., 56: “L’amour tendre, à force de prêcher aux hommes l’obéissance et
la résignation, finit par leur imposer un comportement traditionellement
attribué à l’autre sexe. . . . les exigences d’un art d’aimer où la
soumission et la douceur sont souveraines produisent des amoureux
curieusement efféminés. . . . Car, dernier paradoxe, les amants tendres
tirent l’essentiel de leur force de leur faiblesse même.” |
95 |
Ibid., 62: “C’est un lieu commun d’époque que d’opposer le guerre à
l’amour; il serait plus juste de dire que l’amour est aux femmes ce que la
guerre est pour les hommes, un moyen d’extérioriser leur volonté de puissance
et d’acquérir ce que les un comme les autres nomment de la ‘gloire.’” |
96 |
Madame de Scudéry, Clélie,
4:734, as quoted in Pelous, Amour
précieux, 65: “Dès qu’il est assuré d’estre aimé, il cesse presques
d’estre aimable.” |
98 |
Calcaterra, “La melica italiana,” 108: “L’amante disamato giura che con
devozione invincibile non cesserà d’amare la bella sdegnosa.” |
99 |
Madame de Scudéry, Clélie,
6:1360-61, as quoted in Pelous, Amour
précieux, 151-2: “Il faut aimer tout ce qui paroist aimable, pourvu qu’il
y ait quelque apparence de trouver plus de plaisir que de peine à la
conqueste que l’on veut faire. . . . Il se faut bien garder parmi les femmes
de faire l’inconstant de profession, mais il ne faut pourtant jamais estre
trop scrupuleusement fidelle, car il vaudroit mieux avoir mille amours, que
de n’en avoir qu’une qui durast toute sa vie.” |
101 |
Copy of a letter to Alessandro Carducci included with Atto’s letter to
Mattias, from Pistoia, 5 November 1652: “non essendo mia professione il
comporre, non ho havuto pensiero, non che ardito mettervi mano.” |
102 |
Atto to the duchess of Savoy, from Florence, July 1650: “Essendo stato a
Roma et havendo havuto commodità di poter havere da quei virtuosi alcune Arie
a mio parere assai belle, ho preso ardire d’inviarle a V.A.R.le.” |
103 |
Atto to Mattias, from Rome, 3 September 1661: “quanto a Ariette, accerto
V.A. che le mie sono in tante [sic]
buon credito, che tutte queste Virtuose me le ricercano.” |
107 |
Bargagli, Dialogo, paragraph 445 (p. 215): “lettere amorose
che dettare in vegghia per comandamento ne convenisse, perciò che o affettate
farle conviene o molto spiritose e succinte, e talora laconiche e
capricciose.” |
112 |
Crescimbeni, Commentarj,
299-300, as quoted in Holzer, “Music and Poetry,” 229n: “e se ne sono fatte
[le cantate], e fanno anche miste di drammatico, e di narrativo.” |
113 |
Bargagli, Dialogo, book 2, paragraphs 489-90 (p. 225): “Colui
oltre a questo, che la novella racconta, non ha da esser sempre puro
narratore, ma talora, come se istrione fosse, dee parlare or in persona di
questo e or di quello di cui si tratta nella novella. . . . Né basta il dire
tutto quello che, o per persuadere o per muovere o per ispaventare si fosse
potuto dire, ma bisogna anche accompagnarlo con la voce, con i gesti e con la
pronunzia, in modo che la persona si contrafaccia della qual si racconta.” |
116 |
Castiglione, Il libro del
cortegiano, book 1, chapter 5 (p. 22): “sotto varii velami spesso
scoprivano i circonstanti allegoricamente i pensier sui.” |
117 |
Atto to Mattias, from Paris, 27 April 1657: “La maggior passione ch'io
habbia, è nel vedermi privo dei Comandi pregiatissimi dell'A.V. dei quali
Depende ogni mio contento bramando di farmi conoscere non meno da Vicino che
da lontano per uno dei più
Devoti e fedeli Servitori che habbia V.A.” |
127 |
Pelous, Amour précieux, 136: “Entre
1650 et 1670, les déclarations qui fustigent la timidité des amants de
l’ancien temps deviennent monnaie courante; il est de bon ton de moquer leurs
lenteurs larmoyantes et l’excessive soumission qui les paralyse.” |
136 |
Valsecchi, L’Italia, 538, where
no citation is given: “titillare le orecchie del lettore con la bizzarria
della novità.” Marino, Epistolario, 2:55, as quoted in Asor Rosa, La lirica, 6: “La vera regola . . . è saper rompere le regole a
tempo e luogo.” |
138 |
Atto to Mattias, from Paris, 3 September 1660: “Le opere del signor
Cavalli, piacciono fin hora più per il Teatro, che per la camera e non è
stato fatto gran miracoli di questi virtuosi nuovi [lately come from Venice]
perché qua hanno buon gusto, e sono accostumati [sic] a sentir cantar bene.” |
166 |
Redi, Osservazioni, 38: “non
gioverebbe per guarire tutta quanta la soave musica del famoso Atto Melani,
del cavalier Cesti, o l’argentina voce del Ciecolino, con quanti strumenti
musicali seppero inventare e l’antiche e le moderne scuole.” |