Roger Freitas

Portrait of a Castrato: Politics, Patronage, and Music in the Life of Atto Melani

Original Texts of Translations

Chapter 5, “Disgrace and Transformation: 1656-1671”

 

(For full citations of letters, see Appendix A [if a letter by Atto] or Appendix B [if not] in the published volume; for citations of other primary and secondary sources, see the Works Cited.)

 

3

Cardinal Jules Mazarin to Mattias de’ Medici, from Paris, 4 January 1657: “Non poteva V.A. fare regalo più caro, e più stimato a queste MM.tà, che la persona di Atto Melani, ch’è stato ricevuto in questa Corte con particolare gusto. . . . essendo stato già sentito dalle loro MM.tà lo hanno ritrovato intieramente di loro sodisfattione.

4

Atto to Mattias, from Paris, 4 January 1657: “la Curiosità della Regina e di S.M., me tennero [sic] fino alla meza notte, havendo la prima sera, Cantato sopra tre hore.  Ho per mia fortuna Incontrato il gusto delle loro MM.tà ed S.E., che per più volte hanno detto, che trovano che io Canti molto meglio dell’ultima volta che io fu in Francia.

5

Tagliavacca to Duke Carlo II of Mantua, 21 April 1656 (I MAas, E.XV.3, busta 685, Diversi-1656), quoted and translated by Prunières, L’opéra, 183-84: “L’ordre de vous écrire . . . m’engage à envoyer respectueusement les deux chansons favorites de S. M. et qu’Elle goûte extrêmement, surtout ‘Amar per penare’ que le Roi mon maître, fait entendre sans cesse.

6

Anonymous letter of 8 September 1656 from the French court in Compiègne, as cited in Loschelder, “Neue Beiträge,” 229: “Oh che applauso c’hà qui dal Re dalla Regina e da tutta la Corte, quella cantata del Sg. Carissimi le ferite d’un Cor sono contenti perche hà questa musica soperato tutte l’altre che per l’adietro erano state gradite.

8

Atto to Mattias, from Paris, 2 February 1657: “Servendo con una finissima applicatione al Re et alla Regina, che per trovare ch’io canto meglio delle altre volte, mi sentono e vedono volontierissimo, volendo particolarmente la M.tà della Regina ch’io mi trovi ogni mattina al Suo Levare, facendomi perciò Cantare nel tempo che si veste et acconcia il capo . . . et in questo tempo vi si trova anche il Re, che per delettarsi straordinariamente della musica Italiana, è contentissimo che io sia venuto in francia et particolarmente per esser gionto in tempo a servirlo in questo Suo Balletto.

10

Beaussant (Lully, 149) quotes these lines without citation; they seem to be drawn, however, from the published livret (see Christout, Le ballet de cour, 262): “Deux grands Médecins, le Temps et le Dépit, après une petite consultation qu’ils font sur la maladie dont l’Amour est affligé, en présence de la Raison qui lui sert de garde, ordonnent pour remede le Divertissement d’un ballet facétieux.

11

Atto to Mattias, from Paris, 26 January 1657: “Qui si attende a fare il balletto di S.M., che vien rappresentato, la Dominica et il Mercoledì, e mai mi toccherà a vedere una festa con tanta commodità, poi che dal principio sino al fine, rappresentando Amore Infermo, me ne sto in letto, sopra del quale riposa anche S.M., che balla in maniera che rapisce i Cori d’ogn’uno.

19

Atto to Mattias, from Aix-en-Provence, 28 February 1660: “[Buti], per sua malignità, ha ritrovato personaggi improprij per una voce di soprano.

23

Atto to Mattias, from Rome, 1 May 1655: “Il Signore Antonio non ha dato troppo gusto a questi Romani ed in specie ai professori, e ringratio Iddio che una volta il suo Padrone havrà sentito con i proprij orechi quello che di lui si dice ed in che grado è stimato all’ugualianza de gli altri.

26

Atto to Mattias, from Aix-en-Provence, 28 February 1660: “la mia riputatione non mi farebbe mai acconsentire che io facessi una seconda parte, e che stessi in Francia a vedere operare gl’altri, che mi sono tanto inferiori.

30

Mazarin to Grammont, 2 September 1657, quoted in Chéruel, Histoire, 3:96: “C’est de lui [sieur Atto] que je me suis servi assez utilement pour le commencement de la négociation, que l’on a introduite avec l’électeur de Bavière.

31

Atto to Mattias, from Péronne, 30 August 1657: “Sono stato sul punto nuovamente di fare il viaggio di Alemagna, già che . . . sono venute nuove molto megliori dell’animo et delle resolutioni del signore E.re di Baviera; e perché posso dire di havermi havuto gran parte, stimava il Re molto opportuna la mia persona per continuare i tratti nell’incaminata dispositione, e con estrema segretezza, potendo io farlo senza apparenza alcuna per esser lontano dai sospetti.

32

Mazarin to Grammont, 2 September 1657, quoted in Chéruel, Histoire, 3:96: “s’il y a quelque chose à faire de ce côté-là, vous l’y pourrez envoyer, et il exécutera vos ordres, sans que l’on en conçoive aucun soupçon.

34

Mazarin to Atto, from Metz, 25 September 1657: “Riceverete qui annessa una lunga lettera, che io vi scrivo, ostensibile al signor Duca, e Duchessa di Baviera, ma a voi dirò a parte, che lo spirito, et il zelo, con che havete portato il negotio commessovi, merita lode, ma non posso approvare la facilità che havete havuta in dare per iscritto la vostra propositione senza necessità alcuna.  Voi non havete grand’esperienza negl’affari del mondo, e perciò prendete una buona intentione per il negotio già fatto, e cantate il Trionfo avanti la Vittoria.

35

Atto to Christine of France, duchess of Savoy, from Frankfurt, 8 December 1657: “Sono più settimane che di Baviera mi ricondursi a Francfort, con le riporte di quelle AA.EE. a S.M., che si come sono state d’intiera sodisfatione a questi signori Ambasciatori del Re, spero che anche la medesima ne resterà contentissima, mentre il Ser.mo Elettore accetta le offerte che le ha fatte il Re; non si dichiara già adesso di voler accettar l’imperio per che teme che alla lunga il segreto si scuoprirebbe, e promette di prender l’ultima resolutione sopra il luogo; L’esser io stato preso in quella corte per ogn’altra cosa, mi ha dato libero campo di ricever dal Ser.mo Elettore più audienze che seguirono con estrema segretezza tutta volta il Ministro si è dato al Diavolo di non poter comprendere come S.A.E. si mostrasse in formata delle cose, et se bene procura hora quello d’imprimergli nell’animo diverse resolutioni, la principale però, resta inchiodata, et il Ser.mo Elettore con il mio mezo se l’intende secretamente con il Re, havendomi egli medesimo dati gl’indirizi.

36

Mazarin to Hugues de Lionne and Grammont, from Metz, 20 October 1657: “d’autant plus je l’examine [la négociation de Atto], il me semble que la chose n’est pas en si bon estat qu’il paroist d’abord, estant impossible que ses responses si justes et si mesurées n’ayent esté concertées avec le Comte Curtz.

38

Atto to Mazarin, from Munich, 7 November 1657: “vedendo S.A.E. questi suoi ministri molto insospettiti di me per le audienze ottenute e per diversi avvisi e gelosie degl’Austriaci, che sono inquietissimi di sapere che in questa Corte vi sia Persona che tenga qualche Negotiato per il Re di Francia.

39

Mazarin to Grammont, 6 February 1658, in [Mazarin], Lettres, 8:296: “quelque soin que l’on prenne de cultiver le sable, il n’est pas possible de le mettre en estat d’en tirer du fruict.

40

Mazarin to Atto, from Paris, 21 December 1657: “Ho veduto, e sentito con intiera mia sodisfattione tutto quello havete operato nel tempo, che sete stato in Monaco. . . . Ho approvato il vostro ritorno a Francfort, ove potrete trattenervi, o ritornarvene secondo richiederà il bisogno, et in ciò potrete conformarvi al perere [sic] de medesimi Ambasciatori, assicurandovi fratanto, che qua vi vedrò volentieri, e costì havrò memoria di voi, e del vostro servitio.

41

Atto to Mattias, from Paris, 27 August 1658: “Vacò, mentre la corte era a Cales, una carica di Gentilhuomo Servente del Re, che è di poca rendita, ma di molto honore, e chi la possiede, se ne puol dimettere, con il profitto di dieci in dodici mila franchi.  Fui consigliato a chiederla, per ricompensa del mio viaggio di Alemagna, già che S.Em.za ha più volte detto di voler fare qualche cosa per me, onde ne feci l’instanza, premendo più, sopra l’honore che me ne poteva risultare, che a l’utile, perché questa mi haveria date l’entrate da per tutto, ove è la persona del Re,  Ma perché già una Dama l’haveva chiesta per mercede dovutali, non potei havere un sì assoluto. . . . Intanto . . . ho persistito in fare instanza di qualche gratia, che mi destingua dagl’altri virtuosi, e senza haverne alcun obligo al signor Cardinale, mi ha procurato la Regina, che è mia Protettrice, e mostra grande affetto per me e per le cose che possono riguardare i miei vantaggi, che il Re mi dichiari Gentil’huomo ordinario della sua camera, e per tal qualità haverò l’entrate in corte a tutte hore, e se potrò ottener l’altra, la venderò subito.

46

Atto to Mattias, from Sedan, 20 July 1657: “Spero che V.A. havesse a caro ch’io mi sia reso capace di poter servire a S.M. in altro che con la sola Musica”; to Mattias, from Péronne, 30 August 1657: “In ogni parte che succeda, sarà stato di mia grande fortuna, l’esser stato giudicato habile da un gran Re come questo e da un sì esperto ministro, a servire fuori del mestiere della musica.

47

Atto to Mattias, from Fontainebleau, 31 August 1658: “Io ho procurato in questo paese di tirarmi fuori della riga del Musico, e mi è sortito di farlo felicemente, venendo amato da tutta la corte e riconosciuto per perfettissimo cortigiano, non per la vivacità dello spirito, perché io non ne possiedo, ma per l’introdutione che mi sono acquistata con la mia assiduità.

52

Atto to the duke of Mantua, from St.-Jean-de-Luz, 18 September 1659: “perché V.A. è Principe, ed è Principe grande, non le starò a dire qual differenza vi sia, quando si deve far tutte le cose da per se, o che si trovano facilitate e disposte da buoni cortigiani che prendino le occasioni di preparare l’animo del Padrone in benefitio di chi lo ha da vedere, trattare, e ricercar di cose molte ardue.

53

Atto to the duke of Mantua, from St.-Jean-de-Luz, 31 July 1659: “Presi avant hieri di sera l’occasione d’intrattenere il signor Cardinale sopra la grande stima che ne faceva V.A. . . . Havevo con me il libro del Balletto che mi ha favorito V.A., che le lasciai, volendolo vedere. . . . Le raccontai le feste che V.A. fece fare per l’occasione della M.tà dell’Imperatrice Sua Ser.ma Sorella e per la venuta a Mantova de Ser.mi Arciduchi, essendo in quella Città un Carnevale perpetuo per le feste che V.A. vi fa fare; Restò veramente appagatissimo della narratione ch’io le feci di tanta vaghezza di teatri, di fuochi, di commedie, di giostre, tornei, e della magnificenza con che ricevè e trattò per tante settimane li Ser.mi Arciduchi. . . . Aggradì molto che io le sapessi descrivere quel poco che mi sovvenne di tante feste, per quelle che pensa di fare in occasione di questa Pace e nozze. . . . Mi ordinò S.Em.za, di render a V.A. vivissime gratie della memoria e dell’affetto che la portava; Che le era Servitore de più appassionati e veri che l’A.V. havesse, e perché le soggiunsi se voleva che le dicessi niente nel particolare degl’affari che si dovranno trattare, mi risposè queste medesime parole; Scrivete a S.A. che se li spagnoli porteranno ogni poco le sue ragioni, che dal mio canto vi apporterò tanta facilità e vi concorrerò in modo che ne resterà contenta.

54

Atto to Orazio Canossa, from Paris, 20 June 1659 (la mostra a quest lettere al signor Cardinale Muoverlo a sdegno contro l'autore”) and 25 June 1659 (S.Em.za è estrememente piccata contro i Savoiardi”).

55

Atto to the duke of Mantua, from St.-Jean-de-Luz, 31 July 1659: “ mi confidò [Sannazzaro] una lettera di V.A. per il signor Pimentelli, che in quel tempo non vedeva alcuno, come pur fa adesso, la quale con alcune scritture et informationi delle ragioni di V.A. contro il Ser.mo Duca di Savoia, fu da me presentata al medesimo Signore, al quale parlai in termini tanto efficaci, non solo una ma due e tre sere, per la commodità che havevo, venendo alloggiato nel Palazzo del signor Cardinale ove io dimoro, che non hebbe molta pena a riconoscermi per uno de Servitori più fedelissimi et humilissimi che habbia V.A.; Le feci ancor confessare, l’interesse che havevono li medesimi Spagnoli nelle sodisfationi et avvantaggi di V.A., e tirai da lui la parola che sarebbe sollecitatore di V.A. appresso il signor D. Luigi de Haro al suo tempo.

56

Atto to Mattias, from Paris, 3 September 1660: “questa Principessa pone tutta la corte in sconcerto con infinite pretentioni”; 22 October 1660: “Io non credo che vi sia niente da poter desiderar di vantaggio in questa Principessa, tanto nella Bellezza dello spirito, che del corpo, e dei costumi.”

57

Atto to Mattias, from Paris, 22 October 1660: “Apprende [la Principessa] solamente la strettezza, con cui le hanno supposto che si viva in Italia, et io l’ho grandemente consolata, havendole a sua instanza, fatta una particolarissima relatione del modo con che si passa il tempo in Toscana, e non ho trascurato cosa inmaginabile [sic] per farle desiderare l’esservi quanto prima.  Accerto V.A., che il Ser.mo GranPrincipe haverà la più bella Principessa che sia in Europa.

60

Atto to Mattias, from Fontainebleau, 7 September 1658: “dirò a V.A. in che si occupino queste M.M. alla giornata, essendo un giorno, simile all’altro; Il Re va la mattina a caccia.  Ritorna al mezo giorno; doppo pranzo se ne va alle stanze della Contessa di Soesson, dove gioca fino all’hora di andare al parco.   Monta in un Calescia scoperta con la medesima contessa, et un’altra nepote di S.Em.za, e se bene sta nel fondo, puol però tenere le redini dei cavalli, che guida lui medesimo; La contessa sta alla sua dritta, et una o due dame alle portiere.  La Regina è andata pur lei molte volte a spasso nella sua calescia scoperta e queste sono hora alla moda, essendocene quantità, e ciascheduno Cavaliere conduce così le sue Dame.  La sera ciè Commedia, et una volta rappresentano i francesi, e l’altra l’Italiani; doppo cena il ballo che dura fino alle due hore doppo la meza notte.  E la sera nel parco entrono in certe barche tutte dorate e foderate di broccati, le quali sono nell canale del parco al numero di quattro, e quasi ogni sera nell’istessa barca dove sono le M.tà, si canta.  La Regina si leva a mezo giorno; a due hore pranzano a quattro si pone a giocare alla Roversina [not completely legible], e fino alle sei non si muove; si ritira doppo la promenata a fare oratione per un hora; e poi va alla commedia; doppo di questa, a cena, e mez’hora appresso si comincia a [illegible, sbadigliare?] e si ritira per dormire a meza notte; ma questa grande applicatione che hanno queste M.M.tà al gioco, fa che non vengano alla corte che quelli che sono della partita, e tutte le dame che ci sono state fin hora, non sono, che le nepoti di S.Em.za.

62

Atto to Mattias, from Paris, 13 August 1660: “forse seguirà un Parentado fra un Principe Grande et una Nepote di S. Em.za, e perché ho molta parte in questa negotiatione; l’uno e l’altra mi hanno promesso una ricompensa, che mi varrà meglio che alcun altra cosa che io habbia conseguita in questo Regno, se tal’accasamento succede.

64

Atto to Mattias, from Fontainebleau, 31 August 1658: “la [una lettera] lessi tutta a S.M., alla presenza del Maresciale VilleRoy e mi fece molti quesiti della persona di V.A., sopra l’età, del luogo ove si tratteneva il più, se era ammogliata, e se parlava francese; V.A. non prenda ammiratione che io habbia questa familiarità di parlare et intrattenere il Re, perché sono il gazettante della corte, e tanto di Roma, che di Piemonte et Alemagna, i miei avvisi sono accreditati per li megliori et il Re, e la Regina li sentono volontieri.

66

Copy of a letter from Giovan Battista Gondi (primo segretario di stato) to Atto, from Florence, (without date), included with Atto’s letter to Mattias, from Sedan, 29 July 1657: “Il Ser.mo Gran Duca mi comanda di scrivervi che ha ricevuto una lettera del signore Abbate Siri con la quale si lamenta che voi sparlate mal a proposito della sua persona e che supplica S.A. a porvi rimedio, che per ciò S.A. mi ha ordinato di dirvi con questa, che non gli arriva nuovo il vostro modo di parlare, e scrivere, e che sono tutte falsità quelle ch’havete detto del detto signor Siri che stima infinitamente . . . e che se non vi corrigete che non gli mancherà modo di castigarvi; e se bene sete fuori di suoi stati vi havete però di frutti, e de beni sopra quali potrà sfogare la sua indignatione.

68

Atto to Mattias, from Paris, 7 March 1659: “Signor Cardinale Mazzarino mi disse avant’hieri, che li Spagnoli non volevano permetter che il Ser.mo Arciduca Sigismondo conducesse seco in Fiandra Don Filippo, per la sola consideratione di esser mio fratello.

69

Atto to de Lionne, from Rome, 24 August 1663: “Doppo che D. Filippo mio fratello ritornò da Parigi a Inspruch, l’Arciduca Sigismondo suo Padrone non lo vidde con quella confidenza di prima.

71

This letter (I Fas, MdP, filza 5419, f. 940) bears no date or place; however, it almost certainly dates from sometime in 1658, not long after Atto returned from Munich and Bartolomeo had begun his services there.  The paper on which it is written is consistent with Atto’s other letters to Mattias from Paris: “mi sono comparse le lettere di Alemagna, che mi hanno portata nuova, che a Monaco habbino Carcerato Bartolomeo mio fratello et un altro Giovine mio Paesano, per nome Bartolomeo Fregosi, per sospetto che tenessero mano a quella Ser.ma Elettrice; per ricevere e mandare lettere in Francia al Re, e signor Cardinale Mazzarino.  Questa attione è stata più tosto fondata sopra la Malignità di un tale che si trova a quella Corte che nel’vero, poiché tutte le lettere che si sono scritte per di qua, sono passate per le mani dei Confessori di quei Principi, inconformità dell’ordine che n’hanno dato; é ben vero che tutto seguiva contro la Volontà del Conte Curtze, che faceva il possible per intercettarle, e finalmente non essendosene potuto prendere a me, se n’è preso al mio fratello; et ad un mio amico.

73

The quotations are extracted from the following passage in Atto’s letter to Mattias, from Péronne, 30 August 1657: “Il cenno che poi mi da circa il mio ritorno, mi è un espresso comando et avanti finisca il mese di novembre, procurerò di esser di persona a servir a V.A., o almeno sbrigato da questa corte.  Prenderei già licenza da queste Maestà e da S.E., ma perché sono divertite da gravissime occupationi per le congionture della guerra et altre occorrenze, n. farei troppo la mia cortese e sarebbe improprio il tempo, per riportarne qualche gratia o riconoscienza.  Ma subito che la corte dia volta verso Parigi, all'hora prenderò il mio tempo, che verrà giustamente ad’essere nelle misure premediate nel mio pensiero, quando però V.A. l’approvi, perché comandando altrimente, lascierò il tutto per venir volando a riservirla personalmente.”

74

Notes for a letter from Mattias to Louis XIV, 26 December 1657 (including some preceding material): “L’onore de’ comandamenti di V.Maestà come ricevuto da me con la vera ragione che più devo, così mi troverà sempre con prontezza di stimolo d’acquistare la gloria di obbedirgli.  Sarò per comprobarlo nel particolare d’Atto Melani Musico allora ch’egli sarà appresso di me, o ch’io possa sapere dove si trovi.

75

Atto to Mazarin, from Frankfurt, 27 November 1657: “mi scrive l’amico che ritirava [Mattias] le mie provisioni; che il Corriere le ha detto che è stato levato l’occasione e che sono stato scarsato dal Ruolo di S.A. nell mese di 7.bre che è giusto il tempo quando partij da Perona.

76

Atto to the duchess of Savoy, from Frankfurt, 8 December 1657: “ogni qual volta habbi qualche notitia considerabile, non mancherò di avvisargliela con ogni exattezza, purché io possa un giorno meritare di essere nell’ numero dei veri et attuali Servitori dell’A.R.V. havendomi il Ser.mo Principe Mattias fatto levare dal suo ruolo per non haverli io mai scritto ne anche dato parte che per mia curiosità passavo in Alemagna, onde mi resta più libero campo di disporre di me per poter essere con verità di V.A.R. . . Humilissimo Devotissimo et obbedientissimo Servitore.

83

Cardinal Flavio Chigi to Mattias, from Rome, 30 July 1661: “Il carattere, che porta Atto Melani di Servitore attuale di V.A. lo raccommanda da se stesso a me, che tanto desidero di servirla.  Ma vedendo io in V.A. una premura non ordinaria a favor di esso, m’ingegnerò non ordinariamente d’aiutarlo, e d’assistergli in ogni sua occorrenza.

84

Atto to de Lionne, from Rome, 8 August 1661: “Monsieur le Cardinal Chigi me fit introduire a baiser les pieds à S.S.té à l’issue de son disner, qui m’entrattint [sic] plus d’unne [sic] grand’heure.  Il me demanda plusieurs choses sur le subiet de la maladie et la mort de feu Monsieur le Cardinal; Des richesses qu’il avoist laisses, et de son testement—Si le Roy avoit temoigné beaucoup de douleur de sa mort, et pour qui de vous autres messieurs avest plus d’Inclination et de confidance.

86

Atto to Mattias, from Rome, 3 September 1661: “Invio a V.A. tre motetti, che ho scelti fra molti, e con tutto ciò non mi sodisfanno Intieramente, e parrà cosa strana a V.A., che Io le dica che havendo udito molte di queste Virtuose, non ho ancora Sentito un paro di Ariette da galant’huomo, si che qua la Musica va molto male.  Sono restato di andare a Casa di un Copista che le ha tutte, e quivi ne farò una scelta delle più nuove e più belle per Servirne V.A.,  Intanto se il Signor fregosi vuol’altri Mottetti, Io scrivo quest Istesso giorno a Jacinto mio fratello che a Sua prima richiesta dia a chi il signor fregosi vorrà, un mio libro di Motetti, che sono belli e bizarri, e certamente saranno di maggior gusto di V.A. che questi di Roma, che mi paiono senza Inventione, et assai ordinarij.”

87

Atto to Mattias, from Rome, 3 September 1661: “Si fece una di queste passate Sere una Serenata nel Cortile del signor Contestabile Colonna, a cinque voci, con molta quantità d’Instromenti fatta da Carluccio del Violino.  Pensavo Inviarla a V.A., ma mi è riescita molto freddura, et un Aria che vi si Cantò ha fatto parlar tutta Roma, per che parve Impropria da dirsi sotto le finestre di una Sposa

Una bella che bella non è,

del’ mio Core tiranna si fa,

Non è bella, ma è bella per me,

Che m’appago di poca beltà

Vogliono però alcuni che queste strofette sijno state fatte dal Poeta per ordine del Contestabile, in risposta di un discorso che s’uppongono alcuni che facesse il signor Principe D. Agostino un dì in Carozza, che Incontrando la Signora Contestabilessa, disse che non le pareva punto bella.  Si fará una di queste Sere un altra Serenata, pure nel medesima Cortile e con le prime voglio procurare di haver le parole di ambedue per mandarle a V.A., perché In questa seconda vi è qualche Inventione.”

89

Morelli, ed., Sebastiano Baldini, 112: “Serenata a 5 voci: 3 amanti felici, 3 sfortunati e Momo.  La Serenata fu composta per ordine del card. Giovanni de’ Medici e musicata dal Marazzoli.  Fu cantata in tre carri al lume di torce; prima alla sig.ra contestabilessa nel cortile del suo palazzo a SS. Apostoli, poi all’ambasciatore di Spagna.  Nel 1o carro i 3 amanti felici furono: Atto Melani, Ciccolino e Carpano; i 3 infelici del 2o cocchio furono: Francesco e G. B. Vulpio e Isodoro Cerruti.  Nel 3o cocchio: D. Francesco, basso del principe di Gallicano, con 2 tiorbe, 2 arciliuti, 4 violini, 2 violoni, 2 viole, 2 cembali e una tromba.

91

Prunières, L’opéra, 272: “L’imprudent Atto, confiant dans la fortune du surintendant et comptant sur lui pour le défendre contre ses ennemis, lui avait envoyé régulièrement des copies de toutes les lettres diplomatiques qu’il adressait au roi et à ses secrétaires d’Etat.

94

Mongredien, L’affaire Foucquet, 11: “Louis XIV, prenant le pouvoir après la mort de Mazarin et entendant bien l’exercer personnellement, voulait rompre non seulement avec la tradition du ‘ministériat,’ mais avec tout un passé de désordres politiques et financiers qui avaient duré une vingtaine d’années, depuis la mort de Richelieu.

96

Prunières, L’opéra, 268: “Louis XIV . . . ne demande qu’à croire à la supériorité artistique des Français et désire se passer le plus possible des étrangers aussi bien dans ses plaisirs que dans ses affaires.

98

Atto to Mattias, from Rome, 1 October 1661: “S.M.tà disse a Monsieur di Lione che non si spaventasse di questa attentione . . . assicurandolo dell’ Suo affetto e della stima che faceva di Sua Persona.

99

Atto to de Lionne, from Rome, 31 October 1661.  In the text below, the words in brackets could not be read because they disappeared into the binding of the volumes as they appeared on microfilm: the brackets with question marks are guesses on my part; the brackets without question marks have been taken from a short excerpt of the letter appearing in Gérin, Louis XIV, 1:275n: “Vous me mandes par vostre dernière lettre du 9.me 8.bre que mon mal est san remède, et que le Roy est toujours irrites contre moy.  C’est l’arrest de ma mort que vous m’aves trassées. . . . Pleust à Dieu que ie ne l’eusse tant aymes, et que J’eusse etté plus attaché à Monsieur Fouquet que à luy, que du moins ie me verrois chatties avec Justice d’un crime que J’aures commis . . . présentement ie suis le plus misérable garçon du monde, parce que il est impossible que ie me puisse Jamais consoler, car ie ne considère pas le Roy come un gran Prince, mais come unne Personne pour la quelle J’avois de trasport d’un Amour aussy grands qu’il ce peut. . . . Mon Âme n’est pas assez forte pour résister a un malheur si grand.  Je n’ose me pleindre ne sçachand à qui imputer unne telle disgrâce, et quoy qu’il me semble que [le] Roy me fasse unne grande injustice, ie ne puis neatmoins murmurer, car il a eu raison d’avoir esté surpris que [j’avois?] un commerce des lettres avec Monsieur le Surintendent. . . . Ouy [mon] pauvre Monsieur de Lionne, le Roy m’a fait justice en vous déclarant qu’il estoit mal satisfait de moy, car la main qui a [tracé] touttes ses lettres, mérite d’estres couppée, mais mon [cœur] est innocent, et mon âme n’a comis aucunne faute.  [Je suis?] esté tousjours fidel au Roy, et si le Roy veut estre Juste, il doit condanner l’unne, et absoudre les autres, p[arce que?] la main a failly par un eççez d’amour que m[on cœur?] a eu pour le Roy.  Elle a failly pour avoir trop de passion de retourner auprè de luy. . . . il n’y a pas un sol mot dans touttes mes lettres que ie ne puisse Justifier, et si le Roy veut avoir la bonté de m’accorder cette grâce, qui n’a Jamais esté refusé à aucun que l’on me fasse les Interrogations, que J’ires dans unne prison devant que y réspondre pour estre chatties ou pour avoir la grâce si ie la mérite. . . . L’on ne trouvera pas dans ces mémoires qu’il maie donnes aucun argent et que J’aie esté au nombre de ses pansioners. . . . Pour vous dire présentement qu’elle est ma conduitte, sçachies, que quoy qu’il me soit arrives un mal’heur si grand, il n’y a pas unne seul Ame qui le sçache icy de ma bouche, et que à force de dissimuler, Je me suis destruit le Cœur, et l’âme.  Je pleure le jour et la nuit, come quand on a perdu sa maistresse, mais bien tost ie me ritireres dans un lieu de Campagne chez moy, où ie ne verres plus Personne.  Je part demain pour cela et vous seres tousjours avec moy.  Si le bon Dieu ne fait en sorte que J’oublie le Roy, mon mal sera incurable, ou Je morres bientost.

100

Atto to de Lionne, from Rome, 25 October 1661: “Je n’ay pas voulu dire à mon amy l’estat de mes affairs, et icy il n’y a personne qui le sçache que Madame la Connestable à la quelle seulement j’ay confies ce que m’es arrives.

101

Elpidio Benedetti to de Lionne, from Rome, 8 November 1661: “Partì poi il Signor Atto per Toscana, e mi è ben dispiaciuto a non poter interog[arlo?] sopra un certo avviso venutomi ultimamente di costà, che tra le [illegible] de Monsieur Fouquet si fosse trovato qualche sua lettera, il contenuto delle quali non fosse piaciuto a S.M.tà parendomi strano ch’egli non mi ne habbi dato cenno alcuno.  Vero è che riconobbi i giorni addietro qualche alteratione nell’animo suo, e che prendeva con troppa passione la diffesa di Monsieur Fouquet.

102

Atto to de Lionne, from Rome, 25 October 1661: “d’estre chez moy avec me Parends, et vivre pour vivre avec eux sans plus songer à quoy que ce soit, que a prier le bon Dieu qui me perdonne mes péchées.

106

Atto to de Lionne, from Florence, 20 March 1665: “essendomi stata [vostra lettera] di un vero preservativo, poiché ha ravvivato tutti i miei spiriti, già così fattamente abbattuti, et avviliti, che il pensare alla Morte, et alle Vanità di questo mondo, era la maggiore di tutte le mie consolationi. . . . essendo [io] stato in una stanza le settimane, et i mesi senza mai sortirne, non con altra compagnia, che di qualche libro spirituale, o d’Istoria, non havendo riportato minor profitto da gl’uni, che sollievo da gl’altri; Ho finalmente appreso, che questo mondo è un Teatro, nel quale ogni secolo rappresenta la sua commedia, e che non è solamente adesso che in qualche parte del medesimo si veda esaltata l’Ignoranza, e depressa la Virtù.

108

This sketch was inscribed below a portrait of Atto in his home in Pistoia and is recorded in an inventory of the Melani household conducted in 1782 (I Fn, MS Tordi 350, pp. 61-62): “Scrisse in elegante forma molti curiosi, ed importanti Negoziati, passati per le sue mani, e si leggono in tanti Libri di sue Memorie.

115

Mattias to Prince Don Mario Chigi, from Florence, 24 May 1667: “Suplico però la cortesia dell’E.V. non solo a vederlo [Atto Melani] volentieri, et a darlo fede in questa parte, ma ancora d’honorarlo della sua protezione, sicura d’obligarmi grandemente.

118

Atto to Mattias, from Rome, 27 August 1661 (postscript): “Tre Sere sono fui ad un giardino del signor Cardinale Rospigliosi a cena. . . . Giuro a V.A. senza alcuna passione che doppo che sono al mondo non ho conosciuto Signore più compito in tutte le parti di questo signor Cardinale, degno di essere Dorato [sic] e stimato da tutti gli galanti huomini.

120

Atto to de Lionne, from Rome, 2 April 1669 (with a few additional lines): “Che Dio per divina disposizione permesse che . . . io mi trovassi in Francia a fine di poterlo avvisare di tali calunnie, e servirgli di rip[aro?] perché se nel 1659 il signor Cardinale Mazzarino si fusse trasferito ai Pir[enei?] con tali impressioni, vendendosi a parlare di Rospigliosi n[on?] haverebbe permesso che V.E. lo havesse favorito nel modo [che?] fece, in occasione di rappresentare ai due Plenipotentarij lo stato della Corte di Roma, e la qualità dei soggetti che la componevano.  Gli dussi a memoria a S.Em.za, che da V.Ecc.za venne avvisato di tutto ciò che s’era trattato nelle Conferenze a benefitio di S.S.tà.  Che da ciò hebbe origine l’amicizia che passò poi tra ‘l Papa e V.E., coltivata sempre da me.  E che infine s’era avverata la Profezia delli Spagnoli, i quali difficultando all’ora di conoscere in Papi giovani, dissero, che tra sette, o vero ott’anni haverebbero pigliato anch’essi Rospigliosi e non prima; Che questo seguì nel 1659 e nel 60 e nel 67 era stato assunto al Pontificato.  (The questioned words represent places where the text disappeared into the binding of the volume.)

121

From the anonymous “Vita dell’Abate Atto Melani,” pp. 151-2: “[Atto] rese grato a S.M. Cristianissima il Cardinale Giulio Rospigliosi . . . che fosse stato nunzio in Spagna, mostrando al Re ogni settimana che riceva le sue lettere piene di ossequio, e di veneratione verso di luj, e cooperò con tal mezzo alla sua esaltazione al Pontificato.

122

Gérin, Louis XIV, 1:274-5n: “La vérité est que Rospigliosi, par l’entremise d’un ancien pensionnaire de Mazarin, Atto Melani, s’était prêté à une correspondance secrète avec la cour de France, en vue de s’assurer, dans un futur conclave, l’appui de la faction du roi.

123

Rospigliosi to de Lionne, from Rome, 19 September 1661, in Gérin, Louis XIV, 2:183n: “si jamais il y parvient, qu’il ne sera pas ingrat à S. M. et à ceux qui l’ont favorisé.

128

Atto to de Lionne, from Rome, 22 June 1667: “Non vantino gli Spagnoli d’haver fatto il Papa; molto meno i Cardinali Barberino e Chigi, e quelli dello Squadrone, perché tutta la gloria si deve al Re, et a V.Ecc.  Se la Santità Sua riuscirà grata alla Francia, come spero, reputerò mia ventura l’haver coltivato e contribuito per sì gran tempo all’adempimento di sì bell’Opra; ma se V.Ecc. non si prevale di questa occasione per far comprendere al mio Re, sempre adorato, che il tutto per la mia banda non ha havuto mai altro oggetto che il suo real servizio, resterà amareggiato ogni mio contento.

131

“Relazione dell’Udienza havuta da N.S. il dì 23 di Giugno all’ore 19,” included in Atto’s letter to de Lionne, from Rome, 28 June 1667: “signor Atto mi rispose, noi non habbiamo potuto ancor pensare a niente, e lei vede quanti negozij abbiamo (accenando a un tavolino coperto di scritture e memoriali).  Quando le cose saranno incamminate, la vederemo spesso, e con gusto, non pretendendo che il Papato c’habbia da far obliar gl’Amici.

133

Atto to de Lionne, from Rome, 28 June 1667: “niuno mai gli parlerà con la libertà, e con l’efficaccia che farò io”; 13 December 1667: “Il Papa fa Elogi della mia Persona con chi gl[ie?] ne parle [sic].  I suoi mi fanno un accoglienza, e mi trattano in modo, che tutta Roma pensa ch’io sia il favorito.

134

Fogli d’avvisi of Ferdinando Raggi, from Rome, 25 September 1667, in Ademollo, “Un campanaio, 3: “Atto Melani . . . è un castrato che ha già cantato bene quà, in Francia ed a Firenze; è introdotto dal papa ogni volta che vuole; pretende avere maneggi e giudizio da portarli in porto. . . . è pistojese, ardito ed atto a metter le mani per tutto.

135

The duke de Chaulnes to de Lionne, from Rome, 24 January 1668: “Atto sert icy parfaitement bien, et m’est d’un grand secours, parce que par luy je suis faire sçavoir tout ce que je veux au Pape et au Cardinale Rospigliosi.

137

Atto to de Lionne, from Rome, 28 August 1668: “Il mio fine principale è stato sempre di coltivare la buona corrispondenza, tra Palazzo, e’l Ministro.  Rimuovere gl’Impegni e non mettervi mai i principali.  Gli dire le cose che potevano giovare, e celar quelle che non potevano piacere.  Ho cercato insomma, di non far negozio d’ogni semplice bagatella, e di maneggiare le cose più ardue con tal destrezza, che alcuno ne rimanere in fastidito, e adombrato, di maniera che m’è riuscito di far tutto, senza molto dibattermi come sogliono certi zelanti affannoni, essendomi servito delle conversationi particolari per intrecciare con le cose più comuni, le materie più gravi.

139

Atto to de Lionne, from Rome, 9 August 1667: “Consideri adesso V.E., qual contento sia il mio, di rivedermi non solamente ristabilito nella gratia di sì gran monarca, ma di un Re, che ho sempre adorato come un dio sopra la terra.”

140

Atto to de Lionne, from Rome, 13 December 1667: “ciò è un contrassegno manifesto della mia reintegratione nella Sua Real gratia.

144

Atto to Orazio Canossa (in Mantua), from Rome, 15 October 1667: “Haverà ella poi sentito la grave perdita che ho fatta del Ser.mo Principe Mattias di Toscana mio antico, e generoso Padrone intorno alla quale, altro non posso dire a V.E., se non che ne sarò inconsolabile tutto il tempo di mia vita.

146

Atto to de Lionne, from Rome, 6 September 1667: “[Cavaliere Cellesi] . . . fa ora da Nipote e da faccendone; è spagnuolo marcio, e trovandosi a queste mattine al Pranzo del Papa mentre io la facevo avvisato de disordini che seguirebbero, se non metteva la mano all’aggiustamento di queste differenze che venivano tra due Ambasciatori, mi sgridò doppo, ch’io havessi tenuto tal discorso, dicendomi che un buon Cortigiano non deve mai raccontar cose di disgusto al Padrone, ma lasciar fare ai Ministri ch’anno la cura del Governo della Città, al che risposi, che più tosto che ingannare e tradire il Papa, non gli sarei mai capitato d’attorno; che stimavo offizio della mia fedel servitù avvisarlo di tutte le cose che paravano accioché potesse poi con la Sua Somma prudenza darsi l’opportuno rimedio.

147

Atto to de Lionne, from Rome, 27 September 1667: “il Papa non s’apre più meco, nel modo di prima, per quelle cose che toccano alla Francia, persuaso forse ch’io tenga più le parti del Re e quelle del signor Ambasciatore, che le sue.

148

Atto to de Lionne, from Rome, 19 July 1667: “Vuole il signor Elpidio, che la mancanza della barba in me sia stata forse la cagione, che S.S.tà mi habbia fin hora trascurato, forse dico, per mettermi col nipote; ma s’io devo dire il vero a V.Ecc., non sono senza grandissima amarezza, di veder defraudate tutte le mie speranze doppo una servitù così lunga.

151

Atto to de Lionne, from Rome, 13 December 1667: “risposi, che senza l’esser io stato servitore del Re . . . forse egli non sarebbe stato Nipote di Papa.

163

Duke de Chaulnes to de Lionne, from Rome, 18 February 1670 (using occasional code, resolved above the line and here given in angle brackets): “Croitiez vous que ce qui nous trouble soit <l’abbé Melani> dont Je vous mandé desjà quelque chose par le dernier ordinaire, Mais comme en revenant fort bien tout ce que Je luy mande, pour qu’il suive les directions de M. les Cardinaux de Retz, et de Bouillon, il ne se corrige en rien; et il empire de sorte, que Mesd. sieurs les Cardinaux le trouvent tousjours en leurs chemins, dans leurs négotiations, et m’éscrivant aujourdhuy qu’il y a de l’honeur, et de l’Intérest du Roy de le retirer.  Je prends encore des expédiens pour l’éviter.  Mais enfin s’il persiste en sa conduite, Je m’y verray necessité; Il y a quelque chose de plaisant dans sa folie, qui est de faire <Buonvisi> pape sur ce que son nepveu [sic] luy a promis un employ, et pour y parvenir il n’y a pas d’Imprudence qu’il ne fasse. . . . et le pis est que pour aller aux fins qu’il propose, on le rencontre souvent contre nous mesme, et rompans les mesures que nous prenons, ainsy s’il ne change Je me serviray des remèdes violens, après les doux, dont Je seray très fatigué, parce que Je scay qu’il est de vos amis Mais je scay mieux encore que vous ne considerez rien a vous, mesme, quand il y a du service du Roy.

166

Atto to de Lionne, from Rome, 31 August 1669: “che non facevo nulla”; and 29 October 1669: “quando finalmente non gl’ero utile a cosa veruna.

169

Atto to de Lionne, from Rome, 3 January 1668.  Atto has been speaking about reports from Holland and says he is trying to make sure that “non sia stampato cosa che per di qua possa servire di pretesto e motivo ai malevoli per tenermi indietro e per nuocermi, perché se è’l vero quello mi scrive l’Abbate Bentivoglio, non è senza mistero, e la cosa viene di costà, più che da Roma, perché qui non possino sapere se io ho fatto nell’balletto del Re, l’amore Ammalato.

172

Atto to de Lionne, from Rome, 8 July 1670: “Commandò [il Papa] doppo al suo Maestro di Camera di permettermi l’accesso istesso nelle sue stanze nel modo che havevano i Camerieri Segreti suoi familiari, a fine di potermi vedere più spesso, senza rumore, et ammiratione.

177

Atto to Pomponne, from Rome, 17 November 1671: “[H]o perduto un Signore che mi amava, e che compativa i miei difetti.

178

François-Michel Le Tellier, marquis de Louvois, to Atto, from Paris, 1 January 1672: “Sa Majesté a agrée fort que vous continuez a faire part de toutes que vous aprenez.